Approccio alla problematica delle acque sotterranee ad Ascoli Piceno

Nel rapporto tra acque sotterranee e insediamenti urbani di origine antica, Ascoli esemplifica una situazione non rara nei centri storici di fondovalle, in particolare dell’Italia Centrale.

Con l’avvento della rivoluzione industriale e la realizzazione di più complessi sistemi di approvvigionamento e distribuzione dell'acqua potabile (in luogo dei pozzi utilizzati in precedenza), il ricorso alla falda sottostante l’abitato antico è andato perdendo rapidamente d’importanza: il tipo di relazione esistente con il tessuto edificato sovrastante si è completamente modificato, in quanto da una parte gli attingimenti si sono pressoché azzerati, dall’altra la falda ha cominciato ad essere alimentata dalle perdite dei moderni sistemi a rete. Ne è derivato un innalzamento delle quote piezometriche, cioè del livello dell’acqua sotterranea, che è spesso risalita a diretto contatto con le fondamenta degli edifici e quindi, per capillarità, ad altezze talvolta superiori a quelle del primo orizzontamento (Fig. 2.2). Oltre ai problemi connessi con le condizioni igieniche determinate dall’elevato tasso di umidità, l’innalzamento del livello di falda può anche condurre, qua e là, a dei cedimenti fondali, e quindi a problemi strutturali legati allo scadimento delle caratteristiche geomeccaniche del terreno.

L’innalzamento della superficie freatica che ha determinato sia fenomeni di risalita all’interno delle murature degli edifici storici sia sporadici problemi di incipienti cedimenti di fondazione.

Arriviamo così, da ultimo, ad un periodo in cui si cominciò a pensare a strategie tese ad un abbassamento della superficie freatica mediante drenaggi e prelievi, mirati anche al recupero di risorsa idrica da utilizzare per l'innaffiamento delle aree verdi, il lavaggio delle strade o la produzione di energia geotermica.

Un passo decisivo ci fu, presso la Fondazione della Cassa di Risparmio ed il Comune, per l'avvio di una ricerca idrogeologica da parte dell'Università degli Studi di Perugia e quindi la proposta dell'Associazione “Ascoli Nostra” di integrazione di detta ricerca con l'introduzione di un'analisi storica del contesto “pozzi” (anche a completamento di un'iniziativa di recupero e restauro delle fontane presenti in città dalla stessa associazione promosso e coordinato).
C’è infatti da considerare che l’abbandono dei pozzi d’un tempo comporta il rischio di perdere, in via definitiva, un bene culturale strettamente connesso con modi di vita quotidiani fino a poco più di un secolo fa, nonché di smarrire un’importante chiave di lettura dell’organizzazione sia dello spazio urbano nella sua interezza sia dei singoli complessi architettonici costitutivi.

Ne è risultato il riconoscimento da una parte dell’esigenza di affrontare finalmente il tema dell’acqua sotterranea per migliorarne la conoscenza e quindi la capacità di gestione, dall’altra dell’opportunità di recuperare alcune testimonianze storiche con una loro valorizzazione in termini di risorsa culturale e turistica: appunto questo è stato il filo conduttore, finale, della ricerca proposta da “Ascoli Nostra”, ricerca che, dunque, sarebbe stata svolta da due gruppi di lavoro distinti ma opportunamente coordinati, l'Unità Idrogeologica e l'Unità Storico-Architettonica.

La Fondazione, approvando tale disegno, ne ha finanziato gran parte e, affidandone l'esecuzione all'Associazione proponente, ha sollecitato esplicitamente e promosso l'intervento di altri soggetti.
Così, nella realizzazione della ricerca sono intervenuti, stipulando in data 14 febbraio 2007 uno specifico Protocollo d'Intesa (“Per l'attivazione di un coordinamento tra diversi soggetti per lo scambio di informazioni risorse e servizi finalizzato ad una migliore conoscenza e ad una più efficiente gestione della risorsa idrica sotterranea del centro storico di Ascoli Piceno”):
• il Comune di Ascoli Piceno,
• la Provincia di Ascoli Piceno,
• l'Autorità di Ambito Territoriale Ottimale del Servizio Idrico Integrato n. 5 della Regione Marche,
• l'Autorità Interregionale del Bacino del Fiume Tronto,
• la C.I.I.P. S.p.A. (Cicli Integrati Impianti Primari S.p.A., società originata dal Consorzio Idrico Intercomunale del Piceno),
• la Sezione Edili dell'Associazione degli Industriali della Provincia di Ascoli Piceno
,
oltre, naturalmente, alla Fondazione della Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno ed all'associazione “Ascoli Nostra”, quali promotori dell'intesa.
Successivamente, in data 18 dicembre 2008, ha aderito anche il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici delle Marche.

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