Articolazione della ricerca

Ad Ascoli, il problema della risalita della falda era stato affrontato indirettamente, in maniera frammentaria ed occasionale, vale a dire intervenendo localmente su edifici che cominciassero a manifestare dissesti strutturali e procedendo al rifacimento di tratti limitati di rete idrica o di rete fognaria.

Si è pensato pertanto che la messa a punto d’una strategia d’intervento mirata a diminuire i livelli, specialmente in alcune zone particolarmente critiche, avrebbe potuto essere basata sui risultati di un “modello idrogeologico” della parte di falda sottostante il centro storico.

E' sicuramente da evidenziare in proposito che l’acqua prelevata “intelligentemente” in diversi punti della città potrebbe poi essere utilizzata – oltre che per realizzare un risparmio energetico nel riscaldamento/condizionamento dell'edificato (con le cosiddette “pompe di calore”) - nel lavaggio di strade e fognature, nell’innaffiamento delle aree verdi ed in altre attività che comportino un consumo di ulteriore risorsa idrica altrimenti approvvigionata, di qualità più elevata e/o di maggior costo.

Tornando ora al modello idrogeologico, è il caso di chiarire che il perseguirne la messa a punto avrebbe potuto costituire un riferimento per approfondire le informazioni sul sistema acquifero e migliorarne la qualità complessiva, poiché la sua costruzione richiede una buona conoscenza di tutta una serie di dati relativi all’acquifero stesso (e dunque una raccolta ben “organizzata” di tali dati).
Un modello, infatti, costituisce uno strumento operativo tanto più affidabile ed utile quanto più accurata è la sua “calibrazione”: per questo sono necessarie informazioni sulla geometria degli strati permeabili dell’acquifero (spessore, variazioni laterali e verticali di litologia ecc.), attraverso i quali si muove l’acqua, sulle “condizioni al contorno” presentate dal sistema, sugli apporti di risorsa idrica e sull’andamento della superficie piezometrica.

Si propose, pertanto, una prima fase di indagine volta a raccogliere, selezionare ed elaborare i dati già disponibili o comunque reperibili, andandone a verificare le lacune.
Questa prima fase avrebbe permesso di stabilire con una certa accuratezza dove ed in che modo i dati raccolti avrebbero dovuto ricevere integrazioni con attività di campagna ad hoc.
I risultati della prima fase avrebbero dunque costituito il fondamento di una seconda fase di studio in cui la base dati andava completata mediante indagini di campagna.
Infine si sarebbe avuta una prima definizione degli interventi, se del caso preceduta dalla effettiva costruzione e calibrazione del modello idrogeologico.

In parallelo alle attività che avrebbe dovuto svolgere l'Unità Idrogeologica, vennero programmate le operazioni da condurre sull'altro versante della ricerca da parte dell'Unità Storico-Architettonica, la cui principale azione di raccolta dati avrebbe dovuto consistere nel “censimento” e nella documentazione dei pozzi ancora esistenti nel centro storico (ancora attivi o meno che siano), oltre che in indagini di archivio.

 

Cronoprogramma della ricerca